Riaprendo gli occhi dopo un lungo e piacevole sorso di uno dei vini di questa cantina, quasi ci si aspetta di sentir parlare un vigneron borgognone. Molti sono gli elementi di suggestione: le inconfondibili silhouette delle bottiglie utilizzate per tutta la linea, la scelta delle etichette numerate, l’uso di fermentatori Ganimede da 75 ettolitri e financo la ruralità dei luoghi.

Ci si ritrova, invece, a 520 metri in località San Rocco, estremità nordoccidentale della Valpolicella classica, a cavallo tra le valli di Marano e Fumane, divise dalla colata piroclastica del Monte Castelon. Qui, dal 2018, i fratelli Maurizio, Silvano e Valentina Tommasi hanno deciso di guardare oltre, coniugando alla propria immutata genuinità familiare un progetto enologico imperniato su eleganza, persistenza, leggerezza e soprattutto pulizia di beva, e declinando la denominazione di appartenenza con un inusuale e inaspettato accento d’oltralpe. L’esempio più identitario è il Valpolicella Classico Superiore 2019 prodotto a partire dalle tipiche varietà rosse presenti in un’unica parcella selezionata: corvina, corvinone, rondinella e la peculiare molinara, mai sostituita nelle scoscese vallate maranesi. Dopo la vinificazione in acciaio, matura 12 mesi in
botte grande e altrettanti in bottiglia. Sollecitato, ondeggia con disinvoltura nel calice, colorandolo di un carminio brillante e poco concentrato. Il bouquet di graduale respiro offre una sensazione di profonda ed espressiva freschezza: cipria, eucalipto, pepe, orzo, cardamomo incorniciano cenni di lavanda.

L’agilità ficcante, unita all’eccellente patinatura tattile, libera un finale balsamico di mirto, esaltato da una sapidità sottotraccia mai invadente. Pur avendo raggiunto un già invidiabile equilibrio, la beva futura è di certa e ancora maggiore soddisfazione. A votre santé. Carrè d’agnello con riduzione di timo e tartufo.